28/12/2005 Richiesta per incontro a Roma
Da Anadma onlus tramite Ass.Cultura di Rovigo
Dott. Enzo Bacchiega UDC
a Dott.ssa Silvia Marchetti
Segr. On. Maria Leone
Gentile On.
Vorremmo ci aiutasse a farci avere un colloquio a Roma il 27/01/2006 data utile e in accordo con la
disponibilità di altre Associazioni d'Italia, con Ns avvocati e medici legali del settore su malattie del
fegato, a discutere con avvocati e referenti del Ministero della Salute e con il Dott. Filippo Palumbo quale Direttore Generale della Programmazione Sanitaria, per dialogare e capire il perchè sulla
ns esclusione a diritto al danno biologico (trasfasi occasionali da intervento), noi rappresentiamo
l'85% del problema, siamo quasi 3.000.000 e prima delle prossime votazioni vogliamo una risposta
evitando per ora manifestazioni di pizza, siamo organizzati e pronti per questo, a voi evitarlo, i voti
in gioco sono tanti.
Utile sarebbe parlame anche con il Presidente della Camera Pier F. Casini, mi ha telefonato a
maggio per un colloquio mai avvenuto per impegni.
Quale Resp. Anamda e capofila di oltre 180 ass. d'Italia chiedo a voi di aiutarci poiché le tante
Ass. contattate e scontente dei comportamenti del Governo sulle promesse fatte e non mantenute,
che in noi hanno creduto,stanno organizzandosi con decisione a far valere la loro forza.
Dati e numeri con chi parlare del problema ns ci sono stati dati dal S.S. Di Stato Seno E Avv. Cesare
Cursi.
Porto Viro 28/12/2005
12/12/2005 - Il Ministero della Salute dà il via alla sperimentazione umana del vaccino contro l’Aids messo a punto dai ricercatori italiani
Questo nuovo vaccino non agisce per prevenire la malattia ma ne impedirebbe lo sviluppo.
E’ stato il Ministero della Salute a dare il via libera alla sperimentazione del vaccino creato in laboratorio da Barbara Ensoli (ricercatrice del Reparto Retrovirus del Laboratorio di Virologia dell'Istituto Superiore di Sanità) e che ha dato ottimi risultati sulle cavie nella prima fase.
Gli arruolati sono 32 soggetti sani non a rischio e 56 malati non in terapia. La prima fase della sperimentazione durerà circa un anno e avrà l’obiettivo di verificare se il vaccino non sia pericoloso per l’uomo e di valutare la risposta immune per un ristretto numero di volontari; se ci saranno le condizioni per proseguire si passerà alle fasi successive che prevedono l’arruolamento di centinaia e poi di migliaia di persone.
Per decretare, in definitiva, l’efficacia del vaccino ci vorranno circa cinque anni, nel frattempo la ricercatrice ha ribadito che “l’unica arma contro l'Aids resta la prevenzione”. I test partiranno in tre centri, nel Policlinico Umberto I, nello Spallanzani di Roma e presso il San Raffaele di Milano. Nelle fasi successive, dato l’elevato numero di persone coinvolte, la sperimentazione travalicherà i confini italiani per trasferirsi in Paesi come Sudafrica, Uganda e Zwaziland.
Ma cosa rende questo vaccino italiano diverso dagli altri già sperimentati e rivelatisi inefficaci? La risposta è semplice. Questo non agisce per prevenire la malattia ma ne impedirebbe lo sviluppo. In altre parole, l’Aids parte da un’infezione nei linfociti T da parte del virus Hiv che si replica all’infinito e per contrastare questo sviluppo incontrollabile gli scienziati italiani hanno pensato alla proteina Tat.
Si tratta di una proteina che viene prodotta immediatamente dopo l’entrata del virus nella cellula e che gioca un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’Aids, perché senza di lei la replicazione del virus non sarebbe possibile. I ricercatori dell’ISS hanno pensato di somministrare la proteina volutamente, inducendo, di fatto, una risposta immunitaria completa e senza effetti tossici.
Un test preventivo su cento soggetti sieropositivi ha dimostrato che quelli che sviluppavano naturalmente la risposta immunitaria restavano asintomatici o comunque non progredivano nello sviluppo della malattia.
All’annuncio del via libera alla sperimentazione, Barbara Ensoli ha commentato con queste parole "è il risultato di tanto lavoro e di tanti sacrifici. Ma alla fine siamo riusciti a mettere su quello che in Italia non esisteva. Abbiamo cioè gettato le basi che permettono di passare dalla fase di ricerca sul bancone di laboratorio alle fasi necessarie alla preparazione del vaccino, alla sua produzione e alla pianificazione della sperimentazione”.
La prima fase della sperimentazione è interamente finanziata dall’Istituto Superiore di Sanità, ma se i risultati fossero soddisfacenti si dovranno cercare fondi molto ingenti dato il gran numero di volontari coinvolti per le fasi successive.
L'Istituto Superiore di Sanità ha attivato il numero verde 800-861061 per chi volesse arruolarsi.
25/07/2005 Creati missili di RNA contro l'epatite B
L'epatite B potrebbe essere curata lanciando attraverso il sangue microscopici missili a base di una molecola simile al Dna, l'Rna, usandola per disturbare l'attivita' dei geni virali.
La notizia e' apparsa sulla rivista Nature Biotechnology. David Morrissey della Sirna Therapeutics, Inc. Boulder, USA ha dimostrato sui topi che tale terapia blocca per sette giorni, dopo l'ultima dose, la replicazione virale e per sei settimane rimane comunque attiva contro il virus e che i missili 'vettori' permettono di somministrare senza effetti collaterali una dose attiva di farmaco.
L'epatite B e' una pericolosa infezione epatica che puo' seriamente compromettere la salute del fegato provocando anche la cirrosi epatica e, nei casi piu' gravi, rendendo necessario un trapianto.
Gli esperti puntavano ad una cura biotech a base di piccoli pezzetti di acidi nucleici (Rna e Dna sono acidi nucleici), per dirottare l'attivita' genica del virus. I ricercatori hanno quindi 'costruito' piccoli Rna ad interferenza (siRna), cosi' chiamati perche' il loro compito e' di interferire, appunto, con il genoma virale.
Tuttavia per rendere efficace ma allo stesso tempo non tossica questa terapia bisognava inventarsi un modo di somministrarla a basse dosi da far giungere dritte all'obiettivo si' da essere farmacologicamente attive.
Da qui e' nata l'idea di riempire con una dose bassa di siRna capsule biodegradabili di materiale lipidico (qualcosa di simile alle membrane cellulari).
Iniettando queste capsule nel sangue dei topolini loro sono giunte a destinazione ed hanno scaricato il cargo proprio li' dove serve producendo un effetto terapeutico considerevole.
Questa strada potrebbe portare a una nuova era di farmaci mirati e sicuri contro l'epatite B.
Fonte: Ansa (25/07/2005)
16/06/2005 Un virus in provettaOra gli scienziati potranno studiare il ciclo di vita dell'HCV
Un gruppo di ricercatori negli Stati Uniti ha prodotto per la prima volta una forma infettiva del virus dell'epatite C (HCV) in colture di cellule umane in laboratorio. La scoperta, descritta online il 9 giugno su "Science Express", consentirà agli scienziati di studiare ogni stadio del ciclo di vita del virus e di sviluppare farmaci per questa malattia che colpisce oltre 170 milioni di persone in tutto il mondo.
"L'incapacità di riprodurre alcuni aspetti del ciclo di vita del virus dell'epatite C nelle colture cellulari - spiega il virologo Charles M. Rice della Rockefeller University di New York, principale autore dello studio - ha rallentato il progresso della ricerca su questo importante patogeno umano. Questo nuovo sistema pone le fondamenta per futuri studi in laboratorio e potrebbe contribuire allo sviluppo di nuovi farmaci contro l'HCV".
Come tutti i virus, HCV non può autoreplicarsi da solo. Per fare copie di se stesso deve sfruttare l'apparato interno delle cellule ospiti. Gran parte del ciclo vitale del virus è ancora poco chiaro, poiché finora gli scienziati non erano riusciti a riprodurre una forma infettiva dell'HCV da osservare in colture cellulari. Il metodo sviluppato da Rice e colleghi, fra i quali ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e dello Scripps Research Institute, cambia finalmente le carte in tavola.
Fonte: Le Scienze (16/06/2005)
24/02/2005-Virus epatite C riprodotto in laboratorio
Il virus dell'epatite C e' alla merce' degli scienziati che per la prima volta sono riusciti a riprodurlo in laboratorio.
Ora sara' molto piu' facile studiarlo e ideare nuove strategie di cura, hanno dichiarato dai ricercatori del National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK) presso Bethesda, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS).
L'epatite C finora si era nascosta dietro l'impossibilita' di studiare il virus in vitro, ha spiegato uno degli autori del lavoro Jake Liang, ''il nostro sistema modello ha prodotto particelle virali con tutte le proprieta' di un virus intero'', uguale quindi all'originale.
Il virus dell'epatite C e' causa del 15% di tutte i casi di epatite acuta, del 60-70% di tutti quelli di epatite cronica, di circa il 50% dei casi di cirrosi epatica, malattia avanzata del fegato, tumore del fegato.
Il ceppo piu' diffuso e' chiamato HCV genotipo 1 ed e' anche quello oggi piu' resistente alle cure disponibili contro questa pericolosa infezione.
I ricercatori hanno preso proprio il codice genetico di questo ceppo e lo hanno copiato e tagliato con enzimi per ottenere una replica dell'originale con l'unica differenza di essere un virus 'nudo', ovvero privo del guscio protettivo proteico (capside) di cui il virus dispone in natura. Con la replica gli esperti poi hanno infettato cellule epatiche in vitro.
All'interno di queste cellule la replica virale ha cominciato a funzionare come un virus vero producendo le proteine che gli servono per rivestirsi, ovvero per costruire il guscio (capside).
Di seguito gli scienziati col microscopio elettronico hanno rilevato la presenza di particelle virali formate esattamente come il virus normalmente isolato dai pazienti.
Dopo che i ricercatori avranno i risultati definitivi dei test per valutare la capacita' infettiva di questi virus 'sintetici', allora potranno cominciare a usarli come 'cavie' su cui sperimentare nuove armi terapeutiche contro il pericoloso patogeno. Fonte: Ansa (24/02/2005)
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